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un domestico venne incontro alla carrozza guidandola verso un rialzo di pochi gradini che dava accesso al pian terreno e senza dir nulla spalancò una porta.
Si presentò allora allo sguardo dei viaggiatori una specie di galleria di vetro sobriamente illuminata, attraversando la quale il domestico li condusse sempre in silenzio a un salotto meno illuminato ancora, quasi cupo nella volta altissima e negli scarsi mobili di un gusto severo. Qui rimasero soli.
— Non è molto ospitale il principe — borbottò Giacomo Dena.
Scarpitti gli fece un cenno per significargli che non era opportuno fare commenti. E stettero in piedi tutti e tre nel mezzo dell’ampio salotto guardando ora le ombre che si infoltivano negli angoli, ora la lucerna protetta da paralume verde che disegnava un rotondo di luce sul piano di una scrivania sulla quale un calamaio e pochi fogli di carta giacevano in aspetto provvisorio, appena posti lì, evidentemente, per la circostanza. Non si udiva intorno nessun rumore, non un passo, non una voce; la Villa sembrava disabitata. In fondo al giar-