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nei preparativi per ricevere la granduchessa Anna.

— Ecco due matrimoni abbastanza singolari, — sentenziò Giacomo Demi. — Chi sa che quello combinato da noi non sia nemmeno il più da compiangere.

— Se non altro, — soggiunse Scarpitti mostrando il suo riso sinistro, — gli sposi non avranno tempo da litigare.

Giacomo Dena si provò anche lui a sorridere, ma lo sforzo gli riuscì male.

Se durante le distrazioni del viaggio il suo spirito aveva potuto brillare nelle faccette iridescenti di un ben pasciuto ottimismo, ora, prossimo al passo fatale, sentiva la mancanza di sua moglie. Per il primo istante da che aveva lasciato Ferrara pensò a lei desiderandola con un sentimento misto di ammirazione e di timore. Le sue ultime parole lasciandolo, la raccomandazione di non commettere imprudenze, gli tornarono alla memoria.

Rientrato all’albergo trovò una lettera di Renata, una lettera che aveva viaggiato con lui, ausiliario nascosto e fedele, e che veniva ad incoraggiarlo proprio nell’istante in cui stavano per venirgli meno le forze.