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l’ignoto elle doveva rappresentare una così gran parte nella commedia da lui iniziata.

— Che te ne pare? — gli mormorò all’orecchio Giacomo Dena.

Scarpitti si strinse prudentemente nelle spalle.

— Parleremo poi. Ora andiamo all’albergo.

Una gondola li aspettava; vi salirono tutti e tre. Durante il tragitto i discorsi furono incerti e scuciti. Scarpitti sorvegliava Giacomo Dena che non era ancora riuscito a prendere la nota giusta nella imminenza della grande battaglia e saltava dal serio al faceto in cerca d’equilibrio. Meme, solo, semplice, puro, fidente, teneva gli occhi fissi sui gorghi che si allargavano intorno al fragile legno tessendo nuove chimere. Vedeva egli forse in fondo alle onde verdi la sirena dell’Adriatico eternamente giovane o vedeva le tombe dei tanti amori che vi giacciono sepolti e sentiva piovergli in cuore le lagrime millenarie delle grandi passioni infelici?

Poco tempo dopo, avendo lasciato Meme all’albergo, i due amici avviandosi verso