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gli veniva sull’ali del vento la sensazione di una misteriosa carezza.
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Una fermata ancora a Padova. Questa volta Giacomo Dena si accontentò di scendere sul marciapiede della stazione accendendo un secondo sigaro e dando aria alle pieghe del panciotto dove si nascondeva con soverchia modestia una grossa catena d’oro. Un signore che passava, in seguito ad alcuni minuti di esitazione, lo riconobbe e lo salutò senza smettere di esaminarlo minuziosamente, quasi non credendo ai propri occhi.
— Come! come! sei davvero Giacomo Dena?
— In persona, — rispose Giacomo Dena rizzandosi leggermente sulla punta dei piedi, raggiante.
— Quasi non ti riconoscevo.
— Eh! gli anni passano.
— Non per questo.... oh! al contrario, ti trovo sorprendente di conservazione. Vai a Venezia?
— Sì. Viaggio con mio cognato il marchese di Crevalcore.