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Al momento di pagare rimosse con impazienza gli spiccioli che gli ingombravano il portafogli e gettò sul banco con un gesto largo un biglietto da cinquanta lire.
— Signore, — disse il caffettiere, — non ne ha di più piccoli?
— È il più piccolo che tengo, — rispose Giacomo Dena con una indifferenza superba.
Nel tempo che il caffettiere impiegò a cercare il resto in fondo alle sue ciotole, Giacomo Dena tratto un londres ne aspirava lentamente il fumo guardandosi in giro, caso mai ci fosse tra la folla dei viaggiatori qualcuno di sua conoscenza. Assai, troppe volte era stato costretto a rannicchiarsi per nascondere la sua miseria; egli ora rialzava il capo come un naufrago che avendo avuto l’acqua nella strozza respira finalmente l’aria pura. Gli avrebbe fatto un piacere immenso trovare qualcuno di sua conoscenza e a furia di guardare gli sembrava quasi di averlo scoperto in un povero scompartimento di terza classe: ma proprio allora suonò la campanella della partenza ed egli fece appena in tempo a saltare nella vet-