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ancora del mille avevano poi, militando nel campo guelfo, mutato il nome originario di conti della Mirandola in quello di marchesi di Crevalcore e per quattro secoli di ininterrotta ascesa la famiglia erasi portata ai più alti onori e ad una colossale ricchezza, finchè sulla fine del cinquecento la sua fortuna, travolta nella guerra che Clemente VII mosse a Cesare d’Este scomunicato e cacciato dal trono con un processo dove ogni formalità era stata soppressa, decadde. Il seicento e il settecento videro scemare gradatamente le accumulate ricchezze finchè scomparvero nel turbine Napoleonico e col secolo decimonono i Crevalcore, affatto sconosciuti nella città stessa dei loro antichi trionfi, nascosti tra le rovine del grandioso palazzo, segnarono irreparabilmente la fine della luminosa parabola.

Verso il mille e ottocento trenta però l’unico superstite dei Crevalcore possedeva ancora un’ala del palazzo in condizioni discrete e una modesta rendita vitalizia gli permetteva almeno di vivere. Si credeva che egli avesse rinunciato al matrimonio preferendo all’abbassamento l’estinzione della famiglia.