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Meme ne fece scattare la molla e contemplò per un attimo l’oggetto che conteneva, poi lo rinchiuse.

Nello sfacelo totale della famiglia, attraverso il turbine che aveva travolta la grandezza dei Crevalcore, una reliquia potè passare incolume di generazione in generazione, mediocre tesoro di valore materiale, ma segno così evidente della gloria antica che poche grandi case possono forse vantarne una simile. Occorreva risalire alla metà del secolo XVI quando il duca Ercole II aveva condotta sposa in Ferrara la figlia di Luigi XII, Renata di Francia, colei che tenendo a battesimo una bimba dei Crevalcore introdusse in questa famiglia il proprio nome. Ed era tradizione appoggiata a documenti dell’epoca che fra i doni della regale madrina si trovasse la singolare pietra dove un artefice di quel secolo d’arte e di bellezza aveva incisi i due stemmi riuniti degli Estense e dei Crevalcore; pietra magnifica, di una trasparenza e di un colore che la faceva somigliare ad una goccia di sangue cristallizzata.

L’idea di presentare alla sposa come dono