Pagina:Neera - Crevalcore, Treves, 1907.djvu/236


— 230 —


Avvezzo a vivere fuori della realtà, il possesso primo di cui sentiva il bisogno affacciandosi alla rinascita quotidiana era quello de’ suoi sogni; ed ecco la chimera dalle ali azzurre, dalle ali d’oro, dalle ali iridate di tutti i colori, ecco la chimera immortale sorgere e moltiplicarsi intorno al suo guanciale, sorridergli cogli occhi di tutti gli angeli dei paradisi sognati, toccarlo colla mano lieve delle Fate così bene conosciuta nei racconti della nutrice, guizzargli dinanzi e lambirlo colla veste flammea che egli aveva cotanto amata nelle veglie invernali dell’adolescenza.

Tutti tutti i suoi sogni gli si affollavano intorno, i paesi meravigliosi della primavera eterna, le reggie fantastiche, le foreste incantate, i templi misteriosi eretti al dio ignoto, la preghiera senza parole che scaturisce dal cuore come un zampillo di sangue e le lagrime, le lagrime anche dello spasimo segreto più dolce di qualsiasi gioia.

Non era questo il suo mondo? Ogni via stava aperta fra lui e l’idea. Parlava ed era inteso. Ascoltava e mille cuori si aprivano intorno a lui, vibravano, palpitavano