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È poco? Non so. Sento però l’insufficienza di queste due parole a consolarmi nella mia solitudine, a calmarmi nei dubbi ogni giorno rinascenti. Perchè non scrive quella lunga lettera circostanziata che mi ha promessa e il risultato del colloquio che doveva avere coll’Imperatore?... A momenti sono calma, forte, fiduciosa; in altri mi prende una tale tristezza che vorrei non essere mai nata.

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A quale lieve filo sta attaccato il riso e il pianto! Sono andata in questo bel giorno di primavera a rivedere il mio ruscello, i salici, il sentiero, il muricciuolo, tutto il mio regno infine e il mio mondo. Mi venivano in mente con singolare insistenza due versi italiani da tanto tempo dimenticati:

          Ogni stagion mi dice: ecco ch’io ritornai
          Ma i tuoi bei di non torneranno mai

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Ripetendoli in quel luogo tutto pieno di memorie, in quella lingua che fu complice e confidente del nostro amore, là dove fui felice con Lui, ora che mi circonda la solitudine e l’abbandono, le lagrime mi scorrevano irresistibilmente.