Pagina:Neera - Crevalcore, Treves, 1907.djvu/209


— 203 —

sere soli. Per rispetto infatti nessuno si era avvicinato. Il silenzio del principe continuava, ma era un silenzio palpitante che mi turbava più assai di qualunque parola e i suoi occhi fissi su di me sembravano colpi di accetta che ad uno ad uno tagliassero le reticenze e i dubbi in cui mi dibattevo. Disse finalmente ancora:

— Questo ballo da cui mi ripromettevo tanta gioia è un supplizio. Io desidero parlarle a lungo, di molte cose.... Quando potremo rivederci?

L’orchestra tacendo sciolse le coppie che si sbandarono un po’ dappertutto. Vidi il Principe mordersi le labbra intanto che mi offriva il braccio per ricondurmi al mio posto prima che io avessi trovato una risposta conveniente.

No, neppure più tardi, quando in un secondo ballo la sua voce tremava di tenerezza mormorando parole soavi come un profumo, non seppi mai mettermi al suo livello. Una timidezza nuova, uno spasimo, quasi un incantamento toglieva me a me stessa, mi rendeva incapace a connettere una frase. Mentre però mi avvilivo nel trovarmi così