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stein e per ben tre volte il giro mi ricondusse di fronte a Lui. Una sola di queste volte, l’ultima, i nostri occhi si incontrarono.

Poco dopo l’aiutante del principe veniva ad offrirmi l’onore di un invito da parte di Sua Altezza. Alla baronessa, sfavillante di gioia, volli chiedere se non mi era permesso di rifiutarlo, ed ella mi guardò con un tale spavento di vedermi impazzire che rimasi vincolata dalle parole che ella stessa si affrettò a pronunciare per me.

Non pensavo sul serio certamente a rifiutare il ballo del principe, ma mi ripugnava anche un poco l’idea che egli potesse prendersi giuoco di me. Deliberai per questo di serbare un contegno freddo e dignitoso.

Al momento in cui venne a prendermi mi alzai e gli feci un inchino così rigido che mi procurò un’occhiata severa da parte della baronessa. Appoggiai appena l’estremità delle dita sulla sua manica e quando mi prese la mano dovette sentirla di ghiaccio. Le prime parole che mi disse furono queste:

— Desideravo tanto di vederla.

Penetrata dal pensiero di non servirgli da zimbello mi mancò al momento la re-