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11 settembre. — Non è un sogno. Ecco le parole che mi ripeto continuamente un po’ come i bambini che cantano al buio per non aver paura; ma in fondo al cuore è gioia od è tristezza che io provo? Non riesco a decifrare bene i miei sentimenti. Forse non oso.

Una cosa sola mi appare chiara ed inesorabile: non devo più andare laggiù.

12 settembre. — E però mi irrita questa fine violenta di una situazione alla quale mi ero abituata, che dava uno scopo alle mie giornate ed un’ora color di rosa in mezzo al corteo incolore delle altre. Se ne accontenta Egli?... Non mi ha neppur chiesto in qual modo feci la scoperta dell’esser suo. Sotto l’apparente disinvoltura è certo che si sentiva imbarazzato. Ho fatto male a scoprire così subito il mio giuoco. Sono stata sciocca e imprudente: Egli non può giudicarmi più benevolmente di quanto mi giudico io stessa, e se teneva in qualche considerazione la maestrina di italiano, deve apparirgli ben poca cosa la signorina Bazwill. Mi sono strappata io stessa quel po’ di aureola che la poesia dell'incognito mi aveva