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— E dunque?

Il foglio tremava nelle mani di Meme il quale lo aveva già percorso due o tre volte senza comprendere e senza vedere altro che quell’adorato nome di donna.

— E dunque?

Non a caso Renata aveva voluto trovarsi presente all’arrivo della lettera calcolando che preso alla sprovvista Meme non le nasconderebbe nulla, nè potrebbeso ttrarsi alla direzione che ella stessa intendeva imprimere agli avvenimenti. Con delicatezza, con tatto, con espansiva affettuosità di sorella che si rivela nell’istante del bisogno, gli si fece da presso, leggendo al di sopra della sua spalla, indugiando ad arte come non potesse credere ai propri occhi: “Mi rivolgo al cavaliere senza macchia e senza paura. Salvata una volta da lui posso implorare il suo aiuto per cosa più importante della vita? Una parola subito di grazia„.

— È strano! — fece Meme — io già sognai ch’Ella mi scriveva.

In altre circostanze Renata avrebbe sorriso con disprezzo della ingenua credenza: ora rispose seriamente: