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riuscire sembrano pazzesche ai timidi. Il mondo sarebbe tuttora in fascie se qualche ardimentoso non avesse imposto agli altri lo slancio delle sue idee — (e soggiunse blandamente quasi con una intenzione di carezza della quale ella sola misurava la portata) — Ti farò ricco tuo malgrado.

Intanto che si ordiva intorno a lui la tela dell’inganno, Meme, assorto nel pensiero del suo amore impossibile alternava ore di felice ebbrezza ad uno stato di malinconia rassegnata e soave che era forse più dolce ancora ed in più intima armonia colle attitudini del suo spirito. Egli aveva trovato una raccolta di versi amorosi di poeti anteriori a Dante per la lunga abitudine di fondere il suo sentimento con quello degli antichi si era tutto compenetrato della tristezza di una canzone di Odo da Messina che incominciava:


Oi lassa tapinella.
Come l’amor m’ha prisa!


e la ripeteva senza stancarsene mai con quella sua voce tremula, lungo i porticati, godendo di poter soffrire anch’egli insieme al poeta del mal sottile d’amore.