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vizio della trama che doveva condurla all’appagamento della sua ambizione martoriata.

Dal momento in cui uscì dalla sua mente dominatrice il dettato della lettera che tesseva la prima maglia dell’inganno, Renata non ebbe un solo pensiero che fosse di esitazione o di pentimento, ma solo una intensa aspettazione muta e ferma. Invano suo marito ripreso tra gli scrupoli e la paura nel periodo di rilassatezza che accompagna l’attesa andava suggerendole questo o quel pericolo. Renata apparteneva a coloro che vanno dritto allo scopo, che non hanno nè paura nè pietà nè ritorno su se stessi e tacciava di vigliaccheria i prudenti riserbi di Giacomo Dena, pavido di conservare la sicurezza della sua miserabile esistenza, mentre ella avrebbe dato mille vite per un istante di trionfo!

La risposta giunse alfine confermando appieno la supposizione che trattavasi appunto della figlia del principe Bazwill e che la conclusione dell’affare si presentava più che mai urgente in vista di ogni altro tentativo fallito. Seguivano spiegazioni e particolari precisi. Era dunque il momento di mettersi all’opera senza indugio.