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nuo tripudio, un’estasi deliziosa, quasi un rendimento di grazie all’Essere supremo che lo aveva conservato in vita fino a quell’ora.

Fu all’ottavo giorno che i cavalli del principe impennandosi improvvisamente fecero gettare alla fanciulla un grido straziante, grido che Meme sentì attraverso i lombi con una acutezza di lama diaccia e che lo fece balzare incontro al pericolo senza chiedersi un solo istante se egli fosse da tanto da frenare due cavalli spauriti; balzare lo fece nella visione eroica di affrontare la morte per lei, sotto i suoi occhi, compiendo intero il suo sogno di dedizione. Non rimase che ferito; ma il suo sangue sprizzò sulla veste color di ciclo e mentre veniva raccolto tramortito nella carrozza udì la dolce voce pronunciare parole soavi e il bel volto angelicato nella pietà chinarsi commosso su di lui. Un sottile profumo senza nome fu l’ultima percezione che giunse a’ suoi sensi affievoliti, dopo di che perdette conoscenza affatto.