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stessi che passano fatali a coloro che vivono in mezzo agli uomini lo rispettavano serbando intatta la sua illusione.
Quando Renata dopo vent’anni di pellegrinaggio tornò alla casa patema disillusa, battuta, vinta, trovò il fratello quasi eguale al giorno in cui lo aveva lasciato. Fanciullo sembrava un vecchietto, uomo aveva l’apparenza di un fanciullo. Il volto imberbe, l’occhio attonito, le membra sottili erano sempre quelle di un adolescente. Appena i suoi capelli erano incanutiti, ma per un bizzarro contrasto la bocca che aveva bellissima e adorna di un ineffabile sorriso portava l’ombra bruna di una nascente lanuggine.
L’amore alto, eccezionale, inarrivabile, l’amore tanto sognato, giunse a Meme che già compiva i trentanove anni. Tutta la sua giovinezza era trascorsa nella preparazione. Egli era oramai compenetrato, pervaso dal sogno, egli era il sogno stesso incombente sulla vita, signore degli avvenimenti; così quando vide per la prima volta la donna ideale non fu nemmeno certo che fosse la prima volta, tanto quell’immagine era fami-