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un giorno di nozze 49


appetito per andare a mangiare un boccone e poi buttarsi a letto. Sì in letto, subito, perchè a girare per la città correva rischio d’imbattersi coi colleghi d’ufficio più di lui vogliosi di godersi una bibita al caffè o un posticino in piedi al teatro.

Il signor Cesarino invece, sotto il duplice peso delle sue incombenze, se riusciva a salvare qualche liretta al mese la metteva da parte con una speranza così vaga, così vaga che non poteva quasi chiamarsi speranza, ma nella quale si rifugiavano tuttavia sgomentati e palpitanti tutti i sogni della sua giovinezza. Chi sa che a furia di economie — era questo l’ultimo sogno — non potesse raggranellare tanto da com-