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142 | il poeta |
— Troppa cortesia, obbligatissimo.
E il poeta sedette dominando con occhio sereno la quieta profondità della valle. Il vasaio, in piedi, continuava a fargli la descrizione del cortile, dei giuochi che vi facevano i suoi bambini, delle ore placide ch’egli vi aveva trascorse circondato dalla famiglia. Il botolino, accovacciato, guardava or l’uno, or l’altro dimenando la coda.
— Dunque per questa notte non posso dormire qui?
— No — fece il vasaio mortificato, così comicamente mortificato che il poeta sorrise — ma domani mi incarico io di metterle all’ordine la camera. Vedrà.
— Vi sono forse dei topi in questa casa?