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e il vasaio 141


tare con diffidenza lo straniero.

Il poeta lo toccò col bastone sulle gambe.

— È il mio cane — intervenne subito il vasaio — non è cattivo, al contrario è il migliore di tutti i cani; non ha ancora vista la sua cuccia nel cortile vicino alla porta? Andiamo, Alì, fa’ vedere la tua cuccia al signore; egli è ormai di casa.

— Gran mercè — disse fra sè il poeta — a quanto vedo siamo in tre a possedere questa casa.

— Se il signore vuol riposarsi un momento?

Così dicendo, colla massima cordialità, il vasaio indicava una sedia rustica posta nel cortile sotto un fico gigantesco.