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la massima aspirazione, non sapevo io stessa che cosa volevo. Era l’amore? era la gloria? Forse, ma anche di più. Volevo tutto e volevo più in là.

S. Agostino dice: “quello che volevo, quello che bramavo era d’amare e d’essere amato„. Sì, ma che s’intende per essere amati? E amare? Oh! la difficile e profonda cosa!

Io credetti, uscita di convento, d’amare il mio nuovo stato, la famiglia che mi ospitava, i bambini affidati alle mie cure; non so come disimpegnavo i miei doveri, ma essi pure si credettero amati. Si apprezzava la mia serietà operosa, la giustizia e la dignità alla quale informavo la mia condotta.

I nuovi compagni datimi dal caso apparivano esternamente più elevati della povera donna che avevo chiamata zia per quattordici anni. I loro modi dolci