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Nei queti vesperi domenicali che le mie compagne passavano volentieri ciarlando o passeggiando io guizzavo furtiva nella chiesetta e se riuscivo a trovarmici sola esultavo.

Non ero molto religiosa, memore delle grette osservanze di mia zia, ma un sentimento di profondo rispetto al mistero, un sentimento serio e solenne mi faceva amare la maestà del tempio. La solitudine di Dio mi appariva cosa alta e divina, il vero stato di perfezione al disopra del mondo e delle sue miserie; così l’adorazione che non usciva dai miei labbri faceva atto di umiltà in fondo alla mia anima.

Non ero artista, eppure i dipinti della vôlta, le trecento Vergini circondate dagli angeli, guidate dai patriarchi sotto un cielo rosato, che il tempo aveva stinto qua e là dandogli una trasparenza im-