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pure un mezzo di soverchiare le compagne. Per me ognuna di esse era la rivelazione di un mondo. Ricordo S. Francesco Saverio predicante a uno stuolo di selvaggi; erano figure rozze, mal disegnate, eppure io leggevo l’avidità della nuova parola nelle diverse attitudini dei volti e l’ardore della missione nel Santo che li dominava tutti dall’alto, cinto della tonaca bruna che faceva contrasto colle penne e cogli ornamenti dei selvaggi. Ricordo certe madonne eteree, evanescenti, certi angeli che guidavano le anime per sentieri di fiori, dandomi uno struggimento di tenerezza e un desiderio di quei mondi ignorati ai quali mi sentivo attratta, non per indole ascetica, ma piuttosto per una viva fantasia poetica e per il bisogno irresistibile del bello.

Sopratutto mi attirava una piccola immagine, dono della superiora, una deli-