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anima sola. 79

ma una indistinta preghiera doveva pure uscire dal mio cuore e salire a Dio, in quelle soavi ore di preparazione e di mistero che mi hanno lasciato in fondo all’anima, abbuiata da tanti dolori, come il riflesso di un raggio bianco. Non chiedevo ancora a me stessa “che cosa farò?„ ma mi veniva la vaga persuasione che qualche cosa avrei fatto.

Ero sorpresa di trovarmi sempre così diversa dagli altri. Gli oggetti i più semplici, i più comuni, avevano per me un secondo aspetto; le parole si mutavano spesso in cose vive e concrete; animavo non solo la forma, ma il sogno.

La mia immaginazione era così alata che trasformavo senza nessuno sforzo il giardino del monastero in una specie di Eliso, in un mondo fantastico e primitivo non ancora abitato dagli uomini. L’ombra di tre piantine riunite bastava per farmi