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a me stessa. Non ero più la figlia e la nipote di gente gretta, degenerata, ridotta ad una vita di puro istinto: ero io, cioè una forza libera, una volontà assoluta, una coscienza intera; perfino il buio impenetrabile che precedeva la mia venuta nel mondo, lungi dall’avvilirmi, in certi momenti mi esaltava. Vedevo in esso dei punti d’oro a cui la mia fantasia attaccava fili misteriosi.

Chi mi avrebbe mai detto di chi sono figlia? Ma veramente un nome è sempre tutto? Io sento di avere degli antenati alti, una scala ascendente verso le migliori idealità umane e tutti i germi del bene mi furono tramandati. Che mi importa il nome? Che mi importano le ricchezze? Chiunque siate, avi degli avi miei, vi benedico!