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anima sola. 57


sempre dell’istruzione, della cultura, della sapienza, mi sentivo attratta verso di lui con una speranza vaga di luce. Non osavo parlar molto perchè ero timida e troppo compresa della mia umile posizione, ma lo ascoltavo con ansia, con un certo battito nelle vene. Mi aspettavo da un momento all’altro che dovesse dire una parola sublime e nella attesa tremavo tutta.

Egli trovandomi un giorno più pensierosa del solito, ebbe la bontà di interrogarmi. Quella fu una grande commozione! Che cosa avrei saputo dire? E che cosa mi avrebbe risposto? Rossa, rossa e con le palpebre chine gli confessai l’afflizione che provavo nel non sapere che cosa ci fosse al mondo di veramente vero.

Il professore uscì fuori in una solenne risata, la quale invece di sconcertarmi