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tativi impossibili di volo, atteggiamenti di sfida, e dolci lamenti e sdegni e colpi di rostro contro la barriera; tutta una guerra, un dramma, un poema. Animati dallo stesso ardore, l’uno non vedeva gli sforzi dell’altro e forse lo giudicava, inferiore. Correva l’uno fino all’ultimo limite del graticcio, attratto dal movimento e dalla voce del compagno, di cui doveva sentire anche il calore del respiro, senza riuscire a vederlo e a toccarlo, e retrocedeva con attitudine di vinto. Ma l’altro si trovava davanti al medesimo ostacolo e ripeteva gli stessi movimenti, i gridi, i colpi, i lamenti, il richiamo doloroso, insistente fine allo spasimo, per retrocedere poi anch’esso battuto, scorato, vinto. Stavano vicini, si intendevano, si sentivano e non potevano amarsi.

Perchè non vi ho parlato allora? Era così dolce il cielo sopra le nostre teste,