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anima sola. 155


Confessai la mia ignoranza. Egli ne parve afflitto come di un disinganno che non si aspettava e soggiunse:

— Anch’io non capisco — poi lesse lentamente nella sua Antologia sdruscita:

Ma perchè pria del tempo a se il mortale
Invidierà l’illusïon che, spento,
Pur lo sofferma al limitar di Dite?

E restammo tutti e due muti, sopra la parola misteriosa. Ruppi io prima il silenzio:

— Questa è quella poesia che le piace tanto?

— Sì, ma non la capisco tutta.

Non mi meravigliai. Amavo anch’io certe cose senza capirle. La nostra comune ignoranza ci avvicinava e più ancora un certo non so che di intimo e di somigliante che c’era in noi.