Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/97


addio! 83


Il viale dei platani, innalzando da una parte e dall’altra le sue folte pareti di foglie, si congiungeva quasi nell’alto, ma non interamente, così che la luna vi pioveva nel mezzo una striscia lattea e tremolante, da cui fuggivano le lucciole per ripararsi nel più fitto della boscaglia.

Attilio camminava sotto il raggio della casta dea, colla fronte alta, lo sguardo pensoso; ed io nell’ombra lo guardavo.

Era pur sempre la nobile figura che raggiò bella d’amore sui sogni freddi della mia giovinezza — che aveva trasformato me, giovinetta selvaggia e ritrosa, in donna amata ed amante — era egli il Prometeo che aveva rapito la prima scintilla del mio cuore!

Una luce straordinaria, una luce che sembrava celeste, circondava i suoi capelli biondi, svolazzanti al di sopra dell’orecchio e così fini, così leggeri che si sarebbero detti un’aureola.

Non ne avevo mai osservato il colore luminoso come allora che la luna vi diffondeva sopra, in una combinazione di raggi e d’ombre, sì poetico riflesso.