Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/80

66 addio!


Non lagnatevi, no, della vostra pace oscura, o intemerate spose cui la felicità sorride sotto il tetto modesto della famiglia; non lagnatevi della vita monotona, del lavoro e dei figli. Quel lavoro, quei figli, sono i vostri angeli tutelari — benediteli!

Oh! che il vostro cuore non senta mai l’acre desiderio di piaceri vietati. È un turbine violento che passa sradicando ogni buon germe e lascia dietro a sè la sterilità e la morte.

Benedite, o madri, i vostri dolori; benedite la fronte dei vostri bambini, sulla quale le vostre sante labbra potranno posarsi sempre!

Benedite l’amore legittimo, l’amore fecondo, l’amore imperituro!

Perchè, mio Dio, perchè non fui madre?

· · · · · · · · · · · · · · ·

Come un condannato la sua catena, io trascino meco le mie memorie; ogni anello mi ha scavato un solco profondo nelle carni e rimovendolo cambio il posto del supplizio.

· · · · · · · · · · · · · · ·