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addio! 63


e una voce sola che parte dagli alveari, dai fiori, dagli animali ci grida:

— Esulta, o argilla, finché il mio soffio divino ti ispira!

O tu, nata dalle fragranti alghe marine, terrena voluttà, — donna, che gli antichi fecero Dea, — in quali sottilissimi filtri ti immedesimi e penetri fin dentro le ossa!

A te son ministri i molli calici dei fiori, le brezze esportate dalle esotiche aiuole, l’insetto che brulica, l’uccello che garrisce, perfino il cielo glauco, tranquillo, come un ampio velo disteso sulle nozze dell’universo.

Si avanzava quel dolce mese d’aprile ai cui profumati effluvi già era vacillata la virtù della Fornarina e il sangue come lava bollente mi circolava più rapido nelle vene, rinfocolato dalla mia funesta passione.

— Valeria — mi disse un giorno il colonnello attirandomi sul suo cuore — tu non sei più la gaia e serena compagna della mia vita; qualche cosa ti turba; io leggo un pensiero triste ne’ tuoi occhi soverchiamente malinconici. Dimmi, o cara, non sei felice?

Non osai guardarlo. Tersi colla mano un