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42 addio!


Nel silenzio e nella solitudine io ascoltavo la voce del mio cuore che lottava colla coscienza, — e fra le ansie tormentose, fra il cozzo delle passioni agitate, i sensi trepidavano smaniosi d’incognite ebbrezze. All’ombra dei folti alberi, sui prati ondeggianti e molli, si sbrigliavano come puledri che hanno rotto il freno; e, se il vento soffiavami tra i capelli, mi pareva una tempesta di baci; se una farfalla aleggiando mi sfiorava il collo, se un fiore dal fecondo calice innalzava fino a me il profumo della sua vita d’amore, se le foglie stormivano o gemeva nel suo nido l’allodola abbandonata, non era l’inno della creazione ideale che saliva dal mio petto in fiamme; — era l’attrazione della materia prigioniera che si dibatteva in mezzo a quel tripudio della materia libera.

A tali orgie dei sensi e dell’imaginazione succedevano giorni di calma, durante i quali rientravo in me stessa domandandomi se avrei osato ancora riprovare la colpa.

L’orrido aspetto della donna traviata m’incuteva sempre ribrezzo e terrore; ma