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120 | addio! |
il mio cuore si spezzava perchè sapevo che non lo avrei riveduto mai più.
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Appena il cancello del giardino si schiuse per lasciar passare la carrozza del marchese salii nella mia camera — avevo la febbre, una febbre che centuplicava le mie forze — chiamai la camariera e le diedi ordine di allestire i bauli.
Cogli altri servi presi le norme opportune di chi si prepara a un lungo viaggio senza durata certa e forse senza ritorno.
Il resto della giornata e metà della notte li spesi nei preparativi indispensabili. Scrissi una lettera al mio uomo d’affari, una al barone per la sorveglianza del castello, una a lui... oh! dieci ne scrissi e le lacerai tutte.
Alla fine presi un biglietto e vi apposi questa sola parola: Addio! Non diceva essa tutto?
Il mio amore, le mie lotte, il supremo sacrificio, tutto racchiusi in quella parola che bagnai di lacrime ardenti.
Il medesimo colpo doveva ferirci entrambi — io, esule volontaria portando meco la