Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/111


addio! 97

gli ulivi, con una terrazza sporgente sul mare.

Una barca ci conduceva spesso lungo le rive imbalsamate di fiori, su quell’acqua cangiante come l’iride — ora azzurra, ora bruna, ora a striscie color di rosa e d’argento.

Più sovente ancora, io me ne stavo appoggiata al parapetto di marmo della terrazza, contemplando le profondità misteriose dell’orizzonte.

L’isolamento nei primi giorni era completo, ma in una delle nostre gite sul mare incontrammo la principessa, mollemente sdraiata su cuscini di raso cremisi.

Il riconoscimento fu cordiale da una parte e dall’altra.

— Voi vedete, mia cara contessa, son qui come Cleopatra — meno Marc’Antonio — ma la colpa non è mia. Mi son decisa a passare l’inverno a Napoli per esperimentare se le dolci aure del golfo hanno il potere di sottrarre una ventina d’anni alla somma de’ miei peccati.

Ella rideva, come sempre, sotto i suoi fulgidi capelli bianchi e con i suoi occhi