Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/106

92 addio!


non può comprendermi. Le donne che amano e che piangono senza scomporre la leggiadria del viso e la sapiente architettura dei capelli, che sospirano colle labbra tinte di cinabro e singhiozzano moderatamente nel loro busto stringato, queste donne mi chiameranno esagerata.

Esse cinguettano d’amore gentilmente come le colombe sui tetti — ma il mio era ben altro amore!

Colle guancie solcate da lagrime appena terse, con un sorriso che mi costava atroci spasimi, passai la giornata come al solito in compagnia del colonnello.

Verso sera, siccome spirava una brezza pungente e il cielo coprivasi di nuvoloni neri neri, Attilio chiuse i vetri e fece accendere la lampada del salotto.

— Vedi? l’inverno si avanza; ma a Posilipo non c’è inverno.

Egli pronunciò queste parole metà ilare, metà serio; io non risposi e mi coricai sul divano. Poco dopo, vedendolo assorto nelle ricerche di un atlante geografico, mi alzai chetamente e uscii di camera — le pareti