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viii | prefazione alla seconda edizione |
se proprio c’era ragione di condannarlo, come avete fatto.
Della rettitudine delle mie intenzioni io sono fin troppo sicura, ma voglio concedervi di aver peccato nell’esposizione di esse, e per questo rileggo il libro; ma non so trovare la ragione delle formidabili accuse a cui fu fatto segno.
La morale oltraggiata, voi dite? Ma se dalla prima all’ultima parola è tutto un inno alla morale? — se accanto alle frasi più appassionate c’è sempre il grido della coscienza, egualmente vero, egualmente forte? Credo piuttosto che voi confondiate la morale coll’arte. Se un pittore fa un nudo, la morale potrà criticarne la posa, l’intendimento, lo scopo; ma se dice solamente che è reso con troppa evidenza, che quelle braccia sono braccia, e quel seno è un vero seno, mi pare che entri in una quistione che non le appartiene più. L’arte sola deve dire se il colorito è troppo forte.
I critici, in genere, sono avvezzi a trovare nei romanzi le passioni convenzionali,