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riesce migliore, e più sicuro, e costa assai meno; che è un peccato lasciare che la terra de’ campi sia portata via dalle acque, o resti ammucchiata al basso in alti argini (volgarmente detti orbeti e argiai), ma che debbesi di quando in quando condurla in alto (tereggiar) e fare al basso de’ muri che ne la sostengano; che i loro campi hanno bisogno di essere talvolta rinnovati con profonde vangature e zappature (col sfossar); che è necessario assolutamente impedire i guasti miserandi che in tutta la valle fanno i grandi ed i piccoli rivi, col praticarvi a traverso in più luoghi solidi ripari (roste ’d mur), come lodevolmente fanno quelli di Denno, operazione dispendiosa, ma pur, come dicevamo, necessaria e per più capi utilissima; che è del massimo vantaggio praticare degli acquedotti ovunque è possibile, imitando il bello esempio dato da quelli di Cagnò, di Revò, di Dambel, di Malgolo e Cazés, i quali aumentati i prati migliorarono d’assai la loro