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ha l’aspetto di una fortezza che avanti l’invenzion della polvere si sarebbe tenuta per inespugnabile. Quivi, spenta la potente casa dei Metz, soggiornarono alcun tempo de’ poveri eremiti, e adesso vi fanno dimora i vipistrelli ed i gufi.

Cammin facendo lungo il Noce si scorge in alto una torre che ancor rimane dell’antico castello Visione, ove credesi avere avuto i Romani un telegrafo; e in meno di un’ora giugnesi alla Rocchetta, dove si vede un ponte di pietra sul fiume, e sulla destra a pochi passi molte roccie cadute nel 1811 tutto ad un tratto in tanta copia che per tredici minuti ne fermarono il corso. Dal monte d’onde staccaronsi sgorga talvolta un torrente d’acqua che fra queste roccie si precipita spumoso romoreggiante nel Noce.

L’ampio orizzonte che si presenta maestoso alla vista di chi passò la Rocchetta, e che quanto più si ascende tanto più si