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tando il modo di dire di Giacobbe. — Perchè stai in paese? Sei fuori di servizio?

— Ohibò! Ho ripreso servizio presso quei vampiri dei miei ricchi parenti. Ho da parlarvi di cose serie, zio Sidore; ma prima, ditemi, come vanno le vostre gambe? È da molto tempo che non v’è apparso San Costantino in riva al fiume?

Il vecchio aggrottò le sopracciglia, perchè non amava si parlasse con irriverenza delle cose sacre, e disse a voce bassa:

— Se sei venuto solo per questo, puoi bravamente andartene.

— Ebbene, non offendetevi. Ecco vi dirò adesso perchè son venuto: sì, è un affare importante. Del resto, se sto diventando pagano lo devo al piccolo padrone che parla male dei santi. Salvo poi ad aver paura in punto di morte. Ah, sentite, l’altra notte abbiamo veduto una stella muoversi, calar giù per il cielo, dritta come un fuso d’oro, con una lunga coda: parve scendere sulla terra. E Brontu si gettò faccia a terra gridando: «Se questa è la nostra ultima notte, abbi misericordia di noi, Signore!». E rimaneva per terra. In verità, volevo dargli un calcio.

— E tu non avevi paura?

— Io no, uccellino di primavera! Ho veduto subito sparire la stella.

— Ah, ma appena l’hai veduta muoversi, di’ la verità, hai avuto paura?

— Ebbene, sì, andate al diavolo! Ecco, io