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— Eccolo, — disse il servo, — ve lo riconduco. Egli stava al sole, andava verso zia Malthina che per non mangiar pane mangia bambini.

— Eh, via! — disse Giovanna. — Non si dicono queste cose ai bambini.

— Ma io le dico anche ai grandi. Perchè zia Malthina mangia anche i grandi. Badate che non vi mangi, Giovanna Era, tanto più che sembrate una mela cotogna matura; ah! no, la mela cotogna è gialla, no, sembrate una, dico, una...

— Un fico d’india! — diss’ella, ridendo.

— E zia Bachisia? È da molto tempo che non avete notizie di Costantino?

Giovanna si fece seria, e disse con aria di mistero che non da molto aveva ricevuto notizie del condannato.

— E sapete dirmi se Isidoro Pane è in paese? Devo parlargli.

— È in paese, — ella disse, rimettendosi a cucire.

Giacobbe andò via pensieroso, scese per lo stradale e s’avviò alla casa, se così vogliamo chiamarla, di Isidoro Pane.

Isidoro che, bisogna dirlo in suo onore, pescava anche trote e anguille quando gli si presentava l’occasione, accomodava una rete seduto all’ombra della sua casa. Questa casa, un po’ discosta dalle altre, verso i campi, era una costruzione preistorica fatta di piccoli frammenti di schisto, e coperta di canne e di tegole sulle quali cresceva una vegetazione rugginosa.