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ubriaco, ma non gli fece osservazioni, perchè sapeva che quando egli si trovava in quello stato, per un nulla montava in furore: soltanto quando Brontu le chiese del vino, ella rispose che non ce n’era.

— Ah, non c’è vino in casa Dejas, la più ricca del paese? Come siete avara, mamma mia! — egli cominciò a urlare. — Io non farò scandali, no, ma sposerò Giovanna.

— Sì, sì, tu la sposerai, — disse zia Martina per calmarlo. — Intanto coricati e non gridare, perchè se essa ti sente non ti vuole.

Egli tacque, ma volle che Giacobbe spiegasse e stendesse per terra due stuoie di giunco, vi si coricò e volle che il servo gli si coricasse accanto. Zia Martina lasciò fare per non irritarlo, e così Giacobbe invece che al lunedì prese servizio il sabato sera.

V.

Quindici giorni dopo, una domenica mattina, tutti i nostri personaggi si trovavano riuniti alla Messa celebrata dal parroco.

Mancava solo Giovanna, e mancava per due ragioni: perchè la sua sventura le imponeva un certo lutto che la costringeva a non mostrarsi fuori di casa, tranne che per il bisogno di lavorare; e sopratutto perchè era caduta in una specie di atonia che le impediva di muoversi, di uscire, di lavorare, di pregare. Buona cri-