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rare, rivolgendo a Costantino parole d’amore insensato, e minacciando di morte i giurati che l’avevano condannato.

Ma zia Bachisia vegliava; aveva la mente lucida, la visione netta di tutto ciò che era accaduto e doveva accadere; e s’arrabbiava contro il dolore di Giovanna, ma nello stesso tempo anche lei finalmente piangeva.

IV.

L’indomani verso sera Brontu Dejas rientrò di campagna, e appena smontato di cavallo cominciò a brontolare. In famiglia egli brontolava sempre, mentre con gli estranei si mostrava amabilissimo; del resto era un buon diavolo, giovine e bello, molto magro e molto bruno, e per contrasto con la barba rossa, corta e ricciuta. Aveva bellissimi denti e quando parlava con le donne sorrideva continuamente per mostrarli.

Rientrando di campagna, dunque, cominciò a brontolare perchè la madre non aveva acceso il lume nè preparata la cena; e forse non aveva torto, perchè infine era un lavoratore, lui, e dopo una settimana di fatica, quando il sabato rientrava in paese, trovava sempre la casa buia e squallida come quella d’un mendicante.

— Eh! Eh! Sembra la casa di Isidoro Pane — diceva, scaricando le bisacce dal cavallo. — Accendete dunque il lume, almeno, che non ci si