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— Va’ via, buona donna, va’ via, abbi pazienza. — Anche lui disse!
— Va’ via, Giovanna: cerca di ottenere un colloquio prima che mi portino via: e... vieni col bambino... e fatti coraggio.
Ella ritornò con la madre in casa degli ospiti: zia Porredda abbracciò le due donne e si mise a piangere; poi parve arrabbiarsi della sua debolezza e cercò di porvi rimedio:
— Ebbene, ventisette anni che sono essi? E se lo condannavano a trenta non era peggio? Voi volete partire? Con questo sole? Voi siete matte, in verità mia, io non vi lascerò partire.
— No, — disse zia Bachisia, — partiamo, perchè partono anche gli altri compaesani che ci terranno compagnia. Ma Giovanna, se non vi disturba, tornerà fra qualche giorno col bambino.
— Che voi siate benedette: la nostra casa è la vostra.
Si misero a tavola, ma Giovanna non mangiò, pur tenendosi calma: per due o tre volte zia Porredda tentò di parlare di cose indifferenti; domandò se il bambino aveva messo i primi dentini, osservò che forse gli nuocerebbe farlo viaggiare con quel sole, poi chiese se al paese delle Era la raccolta dell’orzo era stata abbondante.
Appena finito il pasto, le due donne sellarono il loro cavallo, prepararono le loro bisacce e si congedarono. Paolo promise di sollecitare il loro avvocato per il ricorso in Cassazione, e