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— Se non stai zitta ti dò tanti pugni, in fede mia, — urlava.

— Mamma mia, mamma cara, — singhiozzava l’altra, — me lo condannano, me lo perdono, che essi siano maledetti, ed io non posso far nulla, io non posso far nulla...

— Cosa volete farci? — disse uno dei compaesani. — Non potete far nulla, come è vero che son vivo. Abbiate pazienza. E del resto aspettiamo ancora un po’...

In quel momento apparvero tre figure nere, una delle quali rideva e zoppicava. Era Paolo Porru fra due giovani preti suoi amici.

— Eccola là, — disse lo studente. — Pare glielo abbiano già condannato.

— In mia coscienza, — osservò uno dei preti — pare davvero una puledra: e dà anche dei calci.

L’altro cominciò a guardar Giovanna con curiosità; poi tutti e tre i giovani amici si avvicinarono alle Era, e Paolo domandò se il dibattimento era finito.

Uno dei preti disse:

— È quello che ha ucciso lo zio?

L’altro continuava a guardar Giovanna che andava calmandosi.

— Egli non ha ammazzato nessuno! — disse fieramente zia Bachisia. — Assassini sarete voi, corvi neri.

— Se noi siamo corvi, voi siete una strega, — rispose il giovine prete.

E qualcuno dei presenti rise.