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muovi? Perchè non vai da quella mala femmina e da sua madre e da sua suocera, e le prendi per i capelli, e le attacchi alle code delle vacche che ti vogliono dare per elemosina, e metti fuoco alle loro sottane, e poi slanci le vacche per il paese, in modo che si incendi tutto? Tutto, capisci? Capisci, animale?
Gli urlava sul viso, emanando dalla bocca un pestilenziale odore d’assenzio, con gli occhi iniettali di sangue. Costantino indietreggiava, e le parole del Dottore lo facevano tremare: eppure sentiva che l’orribile uomo aveva ragione.
Ma subito l’orrìbile uomo andò via; volgendosi sulla porta agitò l’ombrello.
— Mi fai venire il desiderio di rompertelo sul muso, — disse. — Gli uomini come te meritano ciò che fu fatto a te. Ebbene, prenditi almeno la purga, stupidone.
— Quello lo farò! — esclamò Costantino. E rise; ma le parole del dottore gli lasciarono un turbamento profondo. Ah, sì, a volte sentiva impeti ardenti di disperazione: diceva di voler andar via, ma non sapeva precisamente ove sarebbe andato, e non sapeva che avrebbe fatto se rimaneva in paese. Diceva:
— Io non ho casa, io non ho nessuno. Oggi vengono a salutarmi, per curiosare, ma domani nessuno più si ricorderà di me. Io sono come un uccello senza nido. Che farò? Valermi della legge? E poi? Se credo invece che la mia indifferenza sia il peggior castigo per quella mala femmina?
Deledda. Naufraghi in porto. | 15 |