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mani sotto il grembiule: recitava il rosario. Nel vedere i due uomini non si mosse, non disse nulla, ma scosse leggermente il capo stringendo le labbra come per dire:
— Siete belli davvero!
— Dov’è Giovanna? — gridò Bronlu.
— È da sua madre.
— Ah, da sua madre? Dalla vecchia arpia? È sempre là, maledetta!
— Non gridare, figlio mio!
— Io grido, perchè sono in casa mia! — egli urlò. E voltosi verso lo spiazzo cominciò a gridare: — Giovanna! Giovanna!
Giovanna apparve subito sulla porta della casetta e si avviò attraverso lo spiazzo con un’aria spaventata; ma a misura che si avvicinava, il suo viso prendeva un’espressione di sprezzo e di disgusto.
Giunta davanti ai due uomini li guardò con uno sguardo d’odio: Giacobbe rideva fra sè e sè; Bronlu aveva le orecchie rosse per l’ira.
— Che hai? una colica? — disse Giovanna.
— Può darsi che gli venga più tardi! — esclamò Giacobbe.
Brontu mosse le labbra, ma non riuscì a dir parola, e l’ira gli passò come era venuta, senza ragione.
— Ecco, ti voglio con me... — balbettò, — oggi non ci siamo veduti per nulla... Cosa facevi da tua madre? Chi c’era?
— Nessuno, per l’anima mia! Chi vuoi che venga da noi? — diss’ella con pungente amarezza.