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gli occhi chiusi, con la veste coperta di collane e d’anelli che parevano collane ed anelli dell’età del bronzo.

Ai quattro lati camminavano, oltre i portatori, quattro uomini in tunica bianca, con quattro bambini in braccio vestiti da angioletti, quattro graziose creature, due bionde e due brune, che chiacchieravano fra di loro, gridando per intendersi. Uno, solleticato sotto il ginocchio dall’uomo che lo portava, rideva contorcendosi, con un’ala penzoloni.

Giacobbe, Brontu e i compagni piegarono le ginocchia e si fecero il segno della croce, guardando con tenerezza i quattro bambini. E anche i quattro bambini guardarono in su; uno riconobbe un suo zio alla finestra e gli gittò un confetto rosso che ricadde sulla strada.

Prete Elias ed il piccolo sacerdote nuorese, vestiti di broccato e di merletti, pallidi e belli al riflesso delle stoffe preziose che indossavano, con le mani giunte e il viso composto, cantavano in latino.

— Che il diavolo ti fori la saccoccia, ecco quell’immondezza di Isidoro Pane, — disse Giacobbe, agitandosi — ecco, sembra il padrone della processione! Io gli sputo sopra.

— Ferma! — impose Brontu.

Giacobbe raschiò per richiamare l’attenzione del pescatore, ma Isidoro non sollevò neppure gli occhi: intonava le preghiere, e la folla che rispondeva ad una sola voce pareva lo seguisse come il gregge il suo pastore.