Pagina:Naufraghi in porto.djvu/174


— 168 —

si dice che io voglia prender moglie. Ebbene, e se la voglio prendere? Che vi importa, cani rognosi? Non la posso prendere? Ho una casa, adesso, e del bestiame. Ed anche voi avete del bestiame, ma soltanto in testa. Eh, eh! Mia sorella morrà senza eredi, che Dio la benedica, eccola là; è piccola e rosea e lucente come una pupattola. Chi direbbe che è più vecchia di me? Essa vuole che io mi sposi. Sta benissimo, mi ammoglierò; ma con chi? lo sono di difficile contentatura; eppoi ho paura. Ecco là il mio giovine padrone, eccolo là, col suo viso di peccato mortale. Che viene a fare qui? Perchè non lo bastonano? Perchè non lo cacciano via come un cane? Ed anche quell’uccello rapace di sua madre, la vecchia cavalla, è lì, è lì! Perchè non li cacciano via?

«— Ah, — pensò poi, — è giusto; se si dovessero cacciare via tutti coloro che hanno peccato, la chiesa resterebbe vuota. Ma quelli lì! Ah, quelli lì! Io li odio, io li bastonerei a sangue. Eppure io non sono cattivo, ecco, oggi son tornato tardi perchè prima ho riparato i danni che l’acquazzone di ieri sera ha recato all’ovile. Poi son tornato: trovo Giovanna che prepara il pranzo: è sporca, sofferente, melanconica. Per lei non c’è festa. Madre e figlio sono usciti: ella, la serva, rimane in casa e lavora. Ben ti sta, crepa, donna perduta! Eppure mi fa pietà quella donna, ecco, che Dio mi assista, mi fa pietà. Io le ho detto delle male parole: ella non rispose. Eppure, dopo tutto,