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che le rubino i denari. Ella ne ha tanti, e non li conosce neppure; non distingue i biglietti, neppure le monete. Ha dieci mila lire, sì, mille scudi...
— No, anima mia, duemila.
— Ebbene, duemila scudi nascosti. Ed io non un sorso di bevanda che mi rinfreschi, che mi tolga questo ardore che ho dentro.
— Saranno tutti tuoi, diceva zia Bachisia, — abbi pazienza, sta attenta, quando gli angeli verranno a portarla in paradiso, e saranno tutti tuoi.
Giovanna tossì, si graffiò la nuca, e riprese con cupo ardore:
— Che mi caccino pure, non me ne importa. Ecco, il segretario comunale, quel mezzo prete, dice che io sono la vera moglie di Brontu, ma a me sembra di viver con lui in peccato mortale. Ricordate come ci siamo sposati? Di nascosto, al buio, senza un cane, senza dolci, senza niente. Giacobbe Dejas, che egli sia strozzato, rideva e diceva: «ora viene il bello». Ed il bello e venuto.
— Senti, — disse zia Bachisia, con voce bassa ma energica, — tu sei sempre matta. In fede mia, tu lo sei stata sempre e lo sarai sempre.... Perchè ti disperi? Per delle sciocchezze. Tutte le nuore povere devono vivere come vivi tu. Verrà anche per te il tempo della raccolta: abbi pazienza, sii obbediente, vedrai che tutto passerà. D’altronde, vedrai che appena nascerà il bambino le cose muteranno.