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minacciava scandali. Finché s’era parlato dell’amoreggiamento di Brontu e Giovanna, la gente aveva mormorato, ma in fondo, s’era compiaciuta di aver uno scandalo sul quale intrattenersi; finchè s’era trattato d’un matrimonio che sembrava impossibile, la gente aveva riso, anche nella speranza che Brontu si burlasse delle Era: e adesso la gente non avrebbe forse detto più nulla nè avrebbe più riso se Brontu e Giovanna si fossero uniti così, in peccato mortale (caso nè primo nè ultimo: e Giovanna poteva scusarsi, data la sua gioventù e la sua povertà), ma sposarsi, una donna che aveva già marito, sposarsi! questo la gente non poteva sopportarlo; e qualcuno minacciava di fare scandalo, di gittar pietre, di fischiare, di bastonare gli sposi il giorno delle nozze. Ed essi lo sapevano: Brontu si arrabbiava, zia Bachisia diceva «lasciate fare a me» e zia Malthina sollevava la testa come un puledro che sente l’odor della polvere da sparo. Ah, lei voleva combattere e vincere; lei si sentiva invecchiare, era stanca di lavorare e voleva in casa una serva gratis. Giovanna le piaceva, e Brontu doveva prenderla. E che la gente schiantasse d’invidia.
Il fatto è che nessuno sapeva dove e da chi le nozze sarebbero celebrate: si diceva in una chiesa di campagna, da un prete ubriacone al quale Brontu avrebbe regalato un paio di buoi. E su questo particolare si rideva molto, alle spalle non si sa bene di chi: se del primo o del secondo marito.